bruno maderna davanti una lavagna

Pensieri per il centesimo anniversario di Bruno Maderna

Bruno Maderna nel 1963

Il 2020 è un anno in cui ricorrono diversi anniversari importanti: 250 anni di Beethoven, 210 di Chopin, 180 di Tchaikovsky… Quasi tutti i programmi delle stagioni concertistiche dedicavano concerti a questi compositori. Ora – data la situazione – è tutto cancellato o rinviato. Tuttavia, sono sicuro che, in un modo o nell’altro, continueremo a ricordare questi artisti allo stesso modo di ieri.

Ci sono compositori che, purtroppo, dalla loro morte, vengono spesso presentati di rado, in modo superficiale, a volte anche sdebitando il loro operato. È il caso di Bruno Maderna che oggi avrebbe compiuto 100 anni.

Maderna è senza dubbio uno dei compositori italiani che più rappresenta la realtà eclettica del panorama musicale di quell’epoca: compositore, direttore, avanguardista, ma con un occhio continuamente volto alla musica del passato (qui grande l’influenza di Malipiero, per i non addetti, uno dei fautori della riscoperta di Vivaldi). Veneziano verace, ha passato quasi l’interezza della sua vita in giro per il mondo. Un posto che visitava molto frequentemente (con cadenza annuale) era sicuramente Darmstadt, dove si tenevano i Ferienkurse für Internationale Neue Musik Darmstadt.

La città tedesca rappresenta ancora oggi dei principali centri mondiali per la musica contemporanea. Si può dire con certezza che, in quegli anni, Maderna, ha esercitato una grande influenza su altri colleghi che partecipavano a quelle lezioni tra cui Nono, Berio, Donatoni e Clementi. Seppur la moda che spopolava in quegli anni a Darmstadt fosse il post-serialismo e la punktuelle Musik, Maderna preferiva un approccio musicale basato su intuizione e fantasia, più pragmatico e meno cervellotico. Questo lo portò ad allontanarsi progressivamente da quel centro e tra gli anni 50 e 60 iniziò anche a sperimentare con nuove forme come il teatro e il radiodramma.

Fondamentale in questa fase è senz’altro la fondazione degli studi Studio di fonologia musicale Rai di Milano insieme a Luciano Berio e il tecnico del suono Marino Zuccheri. L’apertura di questo studio fu decisiva nell’iniziazione di molti compositori italiani alla musica elettronica. Nel 1955 si trattava solo del terzo studio del genere attivo in tutta Europa.

Studio RAI di Fonologia, interno.

Il lavoro più conosciuto della sua opera omnia è senz’altro Serenata per un satellite (1969). Scordatevi le classiche partiture con i pentagrammi dritti, tutte ordinate e infiocchettate. Serenata per un satellite è un bellissimo esemplare di àlea controllata, un tipo di partitura aperta in cui il compositore lascia alcuni parametri della musica al libero arbitrio del musicista. La partitura di questo brano è equiparabile ad un’opera di collage o ad una di quelle stoffe di Missoni, con tanti pattern diversi, accostati in modo apparentemente casuale, ma che nell’insieme danno un risultato coeso e intrigante. L’opera fu scritta la sera stessa del lancio del satellite europeo ESTRO I dall’isola di Vandemberg nell’Oceano Pacifico per lo studio delle aurore boreali. In partitura Maderna riporta: “possono suonarla violino, flauto (anche ottavino), oboe (anche oboe d’amore, anche musette), clarinetto (trasportando naturalmente la parte), marimba, arpa, chitarra e mandolino (suonando quello che possono), tutti insieme o separati o a gruppi, improvvisando insomma, ma! con le note scritte”. Le note scritte sono inserite in moduli interscambiabili disposti sulla pagina in vario modo, per diritto, per traverso, obliqui, diagonali, incrociati, uniti o separati, in modo da consentire all’esecutore di seguire un ‘percorso’ alternativo ad ogni performance, rispettando una durata variabile dai 4 ai 12 minuti.

Negli anni ho sentito suonare spesso questo brano. Ovviamente la partitura porta ogni volta a diverse esecuzioni ma, spesso, gli esecutori non riescono a trasporre musicalmente la bellezza di questo lavoro. Ci si lascia spesso andare ad inutili virtuosismi e a sonorità forzatamente aspre, molto lontane dal pensiero del compositore. Non voglio soffermarmi qui su quello che, a mio avviso, è il più grande problema che affligge la scena musicale odierna (ossia la non capacità di improvvisare di tanti musicisti), ma voglio condividere una delle esecuzioni più belle che abbia mai ascoltato di questo lavoro. Questa esecuzione è del Tammittam Percussion Ensemble diretto da Giulio Facchin. Buon ascolto e buon compleanno M° Maderna!